Lusofoniamo: Auta Henriqueta de Souza
[vc_row][vc_column][vc_column_text]È bastato un lieve accenno di freddo e qualche addobbo improvvisamente spuntato in strada per ricordarci che il Natale è ormai alle porte. Le città iniziano a brillare di luci colorate, l’atmosfera si profuma di arancia e cannella e, diciamocela tutta, la voglia di panettone - nulla togliere a chi preferisce il pandoro! - o torrone comincia a farsi sentire. C’è un qualcosa di magico in questo periodo, lo definirei un mix tra frenesia da preparativi e nostalgia dell’anno che sta per giungere al termine. Ma per gli amanti dei libri e della letteratura come noi, il Natale è una pagina bianca che ogni anno si riempie di parole, è il piacere di riscoprire racconti che amiamo sotto una luce diversa o un invito a immergersi nel calore di storie e generi nuovi. Voglio allora presentarvi la poetessa brasiliana della seconda generazione romantica Auta Henriqueta de Souza.
Una rete di incontri: i brividi del traduttore
[vc_row][vc_column][vc_column_text]Se al penultimo appuntamento di Una rete di incontri ci siamo salutatə sognando la spiaggia o ormai arresə all’idea di passare l’estate davanti al pc, in quest’ultimo incontro abbiamo tirato fuori i maglioni e, sorseggiando una tazza di tè e abbiamo finito per raccontarci le nostre paure più profonde, in ambito lavorativo, si intende. Prima, però, occorre definire che cos’è Una rete di incontri: un appuntamento a cadenza bimestrale in cui si abbattono le distanze, e non ha importanza dove si abita o a che punto della propria carriera ci si trova: siamo tuttə ugualə, tuttə sullo stesso piano e liberə di dire ciò che si pensa, senza il timore di esser presə in giro o umiliatə, ma sicurə che ci saranno orecchie pronte ad ascoltare e spalle pronte a supportare.
Lusofoniamo: Manoel Antônio Álvares de Azevedo
[vc_row][vc_column][vc_column_text]Nel mese all’insegna del brivido, della paura nelle notti di luna piena in cui l’incubo più ignoto potrebbe trasformarsi in realtà, voglio presentarvi uno dei maggiori esponenti della letteratura gotica brasiliana: il signor Manoel Antônio Álvares de Azevedo. Nasce a São Paulo il 12 settembre 1831. La famiglia lo “abbandona” trasferendosi a Rio de Janeiro, mentre lui resta nella città natale per studiare legge e partecipare attivamente alla vita letteraria – fonda la Sociedade de Ensaio Filosófico Paulistano insieme a Bernardo Guimarães – senza disdegnare quella romantica bohémien. Le male lingue vociferano, infatti, che partecipi assiduamente a incontri orgiastici, ispirati agli idealismi libertini byroniani, promossi e organizzati dalla Società Epicurea. La verità sulla questione resterà per sempre dubbia. È invece una certezza la sua passione per la letteratura; infatti, traduce opere dello stesso Byron – il poemetto Parisina –, di Shakespeare e di Alfred de Musset, oltre a scrivere poesie che riflettono la personale malinconia per l’assenza della famiglia. Nel 1851, Álvares de Azevedo è costretto a interrompere gli studi universitari perché affetto da tubercolosi e una caduta da cavallo complica ulteriormente il suo stato di salute, dovendosi così sottoporre a un intervento chirurgico. Purtroppo, il fato gli è particolarmente avverso e muore il 25 aprile 1852. Si crea così un’aura di mistero intorno alla sua dipartita perché l’ultima poesia, scritta poco prima di morire e letta dallo scrittore Joaquim Manuel de Macedo il giorno del funerale, si intitola proprio Se eu morresse amanhã (dal libro Poemas irônicos, venenosos e sarcásticos). Sarà un caso? Ecco un altro enigma che si aggiunge alla vita del nostro autore.
Lusofoniamo: Natália de Oliveira Correia
[vc_row][vc_column][vc_column_text]Vi capita mai di riavvolgere il nastro del tempo come le vecchie musicassette, tornare con la mente ai viaggi fatti, più o meno recenti, e riassaporare particolari momenti vissuti? A me sì. Devo ammettere che spesso mi ritrovo a fissare il vuoto, come in uno stato di trance, e mi godo la proiezione di precisi fermo immagine in cui i miei occhi hanno incontrato meraviglie. Il mio preferito? L’escursione a Ponta Delgada nell’isola di São Miguel dell’arcipelago delle Azzorre. Sembrava di essere dentro un quadro: la rigogliosa vegetazione – non a caso la chiamano “l’isola verde” – faceva da cornice alla magnificenza di un vulcano spento, rimpiazzato da due laghi cristallini che la leggenda narra siano nati dalle lacrime versate da un pastore e da una principessa, destinati a un amore irrealizzabile. Un vero e proprio paradiso.
Lusofoniamo: Camilo Castelo Branco
[vc_row][vc_column][vc_column_text]Ecco che con settembre si palesano tutti i segnali che l’estate sta giungendo al suo termine: l’aria si rinfresca, le vacanze diventano ricordi e il ritmo della vita comincia ad accelerare. Eh sì, ciò significa che è arrivato il tempo in cui i bambini tornano a scuola e noi adulti a lavorare, ma prima di dire addio alle nostre giornate “leggere” con un libro o una rivista sottobraccio, voglio presentarvi una delle figure più illustri e ribelli della letteratura portoghese del XIX secolo: Camilo Castelo Branco. Scommetto che alla fine di questo articolo vi verrà voglia di approfondire questo autore, magari leggendo qualche sua opera.
Traduttori del passato: Angelo Zanardini e le sue versioni ritmiche
[vc_row][vc_column][vc_column_text]Giurista e librettista, Angelo Zanardini visse a diretto contatto con la musica del proprio tempo sia come compositore di diversi brani vocali e strumentali, sia come autore di libretti, sia come prolifico curatore di versioni ritmiche in italiano dal francese e dal tedesco. Nato a Venezia nel 1820, frequentò la facoltà di giurisprudenza a Padova, assecondando così la tradizione familiare, e iniziò fin da giovane a coltivare ambizioni artistiche, studiando pianoforte e composizione. Viaggiò molto, in particolare in Francia e in Germania, sviluppando un grande interesse per le diversità culturali e linguistiche e per le letterature di questi paesi. Dal 1848 ricoprì diverse cariche politiche e amministrative, svolse la professione di avvocato a Treviso e a Milano e fu consigliere di prefettura in diverse città italiane.
Lusofoniamo: letteratura in viaggio
[vc_row][vc_column][vc_column_text]Chi è che prima di partire per le sognate vacanze estive o per una meritata giornata al mare non decide di portare con sé un bel libro come fedele compagno di viaggio? Oppure mi chiedo, chi è che non vorrebbe farsi trasportare da una lettura da sogno che, anche solo per un’oretta, ti offre la possibilità di viaggiare, scoprire luoghi sconosciuti e sognare di poter raggiungere, magari un giorno non troppo lontano, tali mete? Ecco lo ammetto, io sono una delle sicuramente tante persone che amano leggere d’estate – forse perché riusciamo a ritagliarci un pizzico di tempo in più per noi e le nostre passioni – ma anche farsi trasportare dalle pagine di grandi e piccoli autori verso luoghi più o meno lontani. Quindi se anche a voi piace prendere ispirazione dalla letteratura di viaggio (e non solo) per esplorare e perlustrare nuovi paesi, vi propongo qualche opera che non può mancare nella vostra libreria.
La nostra prima esperienza a Barchette di carta!
[vc_row][vc_column][vc_column_text] Chi si ferma è perduto, e infatti La bottega dei traduttori, in eterno fermento, l’ 8 e 9 giugno ha partecipato, per la prima volta, alla IV edizione di Barchette di carta, la Festa del Libro itinerante presso il Chiostro degli Agostiniani a Bracciano. Il tema di tale evento è stato “Parole non dette. Io e l’Altro, incontriamoci tra le pagine” per esortare i presenti a riflettere sull’importanza del dialogo e la comprensione. Quattro socie, Flavia, Francesca, Lorena e Selenia, si sono offerte per orgogliosamente rappresentare La bottega con i suoi mille progetti e iniziative, come il kit La bottega dei traduttori per l’ambiente, grazie al quale sono stati piantati ben 1350 in tutto il mondo con TreeNation, e la neonata raccolta di racconti Prospettive: racconti ai confini della traduzione, pubblicata a seguito del laboratorio di scrittura creativa e acquistabile a questo link. A loro la parola per descrivere la loro personale esperienza in fiera.
Lusofoniamo: il Mare di Sophia
[vc_row][vc_column][vc_column_text]L’estate è ormai alle porte, le alte temperature fanno già capolino e la voglia di mare viene di conseguenza. È proprio questo irrefrenabile desiderio di trovare refrigerio tra le acque salmastre che mi spinge a parlarvi di colei che ha scelto il mare come fulcro della sua produzione letteraria, ossia la grande vate portoghese Sophia de Mello Breyner Andresen.
Traduttrici del passato: Milena Jesenská, traduttrice di Kafka, giornalista e attivista politica
[vc_row][vc_column][vc_column_text]Milena Jesenská è entrata nella storia letteraria per essere stata la destinataria di numerose lettere scritte nel 1920 da uno dei massimi esponenti della letteratura del XX secolo, lo scrittore boemo di lingua tedesca Franz Kafka. Le lettere sono state pubblicate nel 1952 con il titolo Briefe an Milena dal critico Willy Haas che le aveva ricevute direttamente dalla Jesenská a Praga nel 1939, prima che l’esercito nazista entrasse nella città. In Italia le Lettere a Milena sono uscite nel 1954 per Mondadori nella traduzione di Ervino Pocar. Un flusso di oltre cento missive, fra cui cartoline e telegrammi, protrattosi fino al dicembre 1923, prese l’avvio da Merano, dove Kafka trascorse un soggiorno di tre mesi per cura, e rappresenta non solo la testimonianza preziosa di un rapporto d’amore destinato a restare epistolare, ma è una sorta di autoconfessione intima dell’autore, lo svelamento del suo tormentato mondo interiore alla silenziosa interlocutrice, le cui lettere originali non sono mai state ritrovate.