Una rete di incontri… in fiera!
[vc_row][vc_column][vc_column_text]Una rete di incontri è un appuntamento fisso che è nato prima che La bottega dei traduttori diventasse un’associazione di promozione sociale; per questo motivo, siamo state particolarmente felici di festeggiare il secondo compleanno dell’associazione in questo appuntamento di marzo. Una rete di incontri è stata un’idea nata durante la crisi sanitaria, quando non era possibile fare networking nei luoghi abituali. Non ci si poteva incontrare fisicamente a fiere o saloni e le piattaforme di riunione digitale hanno sopperito al bisogno di uscire dalla propria caverna per incontrare altri simili. Oggi, per fortuna, ci siamo lasciati più o meno alle spalle questa crisi e abbiamo deciso di poterci ritrovare nel nostro salotto virtuale a discutere di fiere e saloni dell’editoria.
Traduttrici del passato: Elizabeth Ann Ashurst Bardonneau, tradurre per l’emancipazione femminile
[vc_row][vc_column][vc_column_text]Per secoli la traduzione è stato un mezzo che ha permesso alle donne di avere una propria forma di espressione artistica e umana, di emanciparsi dal ruolo tradizionale che la società patriarcale aveva riservato loro, di mogli e madri, e di diventare economicamente indipendenti, ed è stata anche una tappa importante nel processo creativo, cioè verso la realizzazione di opere proprie. Firmare con il proprio nome è stata una conquista che è arrivata con il tempo, perché le traduttrici rimasero a lungo nell’anonimato o nascoste dietro pseudonimi, così come furono costrette a fare anche molte scrittrici per imporsi nel panorama letterario della loro epoca. La rivendicazione di una stanza tutta per sé, tanto per citare Virginia Woolf, ha rappresentato una forte presa di coscienza da parte delle donne dedite alla poesia e alla letteratura del diritto all’autoaffermazione, inteso come il diritto di usare la scrittura, e quindi anche la traduzione, per diffondere idee nuove e migliorare la vita delle donne sia in ambito privato che in quello lavorativo, e abbracciare al tempo stesso anche cause sociali e umanitarie. In questo contesto di rivendicazioni femminili e sociali, si colloca la vita e l’opera di Elizabeth Ann Ashurst Bardonneau e dell’autrice tradotta.
Lusofoniamo: “O retorno”, Dulce Maria Cardoso
[vc_row][vc_column][vc_column_text]Una partenza può avere una connotazione per lo più positiva: si parte per staccare dalla routine, per riposarsi o per lavoro – accezione meno entusiasmante ma sempre meglio un viaggio che stare seduti dietro una scrivania. E se invece fossimo costretti, in quattro e quattro otto, ad abbandonare la nostra casa e il nostro presente per auspicare a una vita migliore, lontano da conflitti dettati da politiche intransigenti? Forse l’istantanea sensazione di privazione, mista a impotenza, lacererebbe per sempre il nostro io con ferite difficili da rimarginare. Quindi mi chiedo, saremmo in grado di rialzarci dopo questo salto, imposto, nel vuoto?