Presentazione di cosa c’è sotto l’albero? a fornelli (is) [a cura di Margaret Petrarca]
Non mi sarei mai aspettata che nel giro di un solo anno avrei parlato davanti a un pubblico per ben due volte. La prima durante il workshop de La bottega dei traduttori a Sestri Levante[www.librinbaia.it]. La seconda nel mio paesello d’origine: Fornelli (IS)[www.comune.fornelli.is.it].
A questo punto non mi resta che portarvi indietro nel tempo, attraverso un bel flashback. L’inizio del mio 2018 non è stato dei migliori. La cosa mi infastidiva abbastanza, anche perché, secondo Paolo Fox e altri esperti di astrologia, il 2018 sarebbe stato l’anno del segno dei Pesci. Secondo loro avrei dovuto trovare: l’amore della mia vita, il lavoro dei miei sogni e tutto sarebbe ruotato attorno a me e alle mie decisioni. Al contrario, sono state le paure a dominare il mio 2018, e per me questo è stato l’anno degli abbandoni. In generale mi reputo “una che non molla”. Fare i conti quindi con questa nuova parte di me non è stato semplice. Eppure, con il passare dei mesi, mi sono resa conto che “mollare” era proprio quello che andava fatto e che prendere una decisione tanto difficile mi aveva resa più forte, più consapevole dei miei limiti, al punto da accettarli senza però sentirmi sconfitta. “Mollare” è il gesto più coraggioso che abbia mai fatto e mi ha ripagato in mille modi diversi. Tra questi, mi ha dato l’opportunità di partecipare al Salone del Libro di Torino, dove ho conosciuto di persona alcuni dei membri della Bottega, che seguivo ormai da un po’. Dopo aver scambiato quattro chiacchiere con loro, ho superato la prova di traduzione e così sono entrata a far parte del gruppo.
Piena di entusiasmo per questa nuova avventura, mi sono messa in gioco in tutti i modi possibili, partecipando a ogni iniziativa proposta da Annarita. È stato (ed è ancora) un momento di grande crescita professionale, perché per la prima volta ero catapultata nel confronto: non solo le mie traduzioni venivano lette e revisionate da altre entusiaste e competenti traduttrici, ma anche io dovevo dire la mia sulle traduzioni delle altre, leggendo e analizzando ogni testo sempre più in profondità. L’atmosfera all’interno del gruppo della Bottega è magica. Tutte le traduttrici fanno parte di un unico team, ci si aiuta le une con le altre e si ragiona in squadra. Così fermentano le idee, i progetti e si diventa sempre più brave tutte assieme. Oltre alla professionalità crescono anche le amicizie, e infatti in pochi mesi, nonostante la distanza, siamo riuscite a incontrarci diverse volte. Una di queste è stata proprio in occasione del workshop a Sestri Levante. Ero così agitata che alla fine del mio intervento non ricordavo più neanche quello che avevo detto. Potevo solo migliorare.
Ero ignara però che il momento per migliorarmi sarebbe arrivato a soli due mesi di distanza. Tra i progetti più belli e ambiziosi a cui ho partecipato assieme agli altri membri del gruppo c’è sicuramente la pubblicazione della prima raccolta collettiva a nome de La bottega dei traduttori, Cosa c’è sotto l’albero? – Fiabe, racconti e leggende dal mondo da scartare insieme.
l sindaco del mio comune di origine, Gianni Tedeschi, è venuto a conoscenza di questa pubblicazione e insieme abbiamo pensato che sarebbe stato bello fare una presentazione dei due volumi poco prima di Natale all’interno del nuovo centro polifunzionale inaugurato proprio a dicembre, che tra l’altro fa anche parte dei borghi più belli d’Italia.
Pensavo che l’ansia da palcoscenico sarebbe stata ancora più grande di quella provata a Sestri Levante, perché tra il pubblico ci sarebbero stati i miei genitori, i miei parenti e i miei amici. Nonostante si trattasse di un pubblico a me familiare, spesso sono proprio le persone a noi più care che non vogliamo deludere in queste occasioni. Sicuramente c’è ancora da lavorare sulle mie esposizioni, che a questo punto potrebbero non essere finite (non c’è due senza tre, no?). Devo ammettere però che, nonostante tutto, sono stata abbastanza calma, al punto che ho osato fare qualche battuta di tanto in tanto.
Insomma, tra la mia ansia da novellina e i vari problemi tecnici (tra cui la morte di un microfono e le slide rimaste impietrite per qualche minuto – avevano più ansia di me?), sono stata contenta del risultato finale.
L’atmosfera era festiva, a pochi giorni dal Natale, anche grazie all’enorme albero addobbato alle mie spalle proprio per l’occasione. E le note frizzanti della tastiera e della voce di Denise Lancellotta hanno reso l’evento un incontro speciale della nostra comunità, note che si sono alternate al mio intervento e alla lettura di quattro racconti dei volumi Cosa c’è sotto l’albero?, letti da otto splendidi bambini.
Al di là della promozione dei volumi in sé, le cose che mi hanno resa più felice in quest’occasione sono state, da un lato, l’atmosfera natalizia e di condivisione che si è creata tra i vari partecipanti e spettatori e, dall’altro, la possibilità di poter presentare La bottega dei traduttori e i suoi progetti in maniera un po’ dettagliata a persone a cui tengo o che mi comunque mi conoscono da molti anni. Prima della presentazione vera e propria, infatti, ho voluto parlare della Bottega e della sua storia, per poi passare in rassegna tutte le sue attività, più o meno recenti: dalla collana “Classici da (ri)scoprire”, al progetto dell’Imbustatorie, dal workshop per Libri in Baia alla nuova collaborazione con il WWF, e i gadget a tema traduzione con il marchio “La bottega dei traduttori”.
Inoltre, ho tenuto a parlare anche del modus operandi della Bottega e, più in generale, di quello del traduttore. Nel corso degli anni, più volte i traduttori hanno voluto risolvere il mistero che avvolge il loro mestiere. Lungi dal rispondere in maniera esaustiva a ogni quesito, mi sono limitata ad accennare a quegli aspetti della traduzione che mi paiono più interessanti e avvincenti. Ho parlato della ricerca delle opere (in particolare di quelle fuori diritti), di come i vari membri della Bottega selezionino, traducano e revisionino i vari testi, e delle collaborazioni esterne al nostro gruppo, come quella con gli illustratori e i lit-blogger.
Successivamente, ho mostrato una parte della mia traduzione, spiegando su quali aspetti mi sono maggiormente soffermata nel momento in cui ho trasportato il mio testo dal francese all’italiano. Pinashuess, questo il titolo del testo da me tradotto, è un racconto popolare di origine canadese, ed è quindi caratterizzato da una cultura che si allontana dalla nostra, sia a livello di tradizioni, sia a livello linguistico. All’interno del testo originale, infatti, ci sono diverse parole in innu, una lingua appartenente a una popolazione autoctona della zona del Québec, come Kuei Kuei (“buongiorno”), Nimushum ounukum (“grande capo”) e Makusham (un ballo popolare). Spiegando che queste parole nel testo francese vengono utilizzate per creare un’atmosfera tanto fuorviante quanto rappresentativa di una cultura autoctona oggi sicuramente poco conosciuta, ho giustificato la mia scelta di lasciarle in innu anche nella mia traduzione, proprio per ricreare la stessa atmosfera dell’originale.
Infine, ne ho approfittato per presentare il mio blog [www.afroditetraduzioni.it], che tratta della realtà africana in tutte le sue sfaccettature, in particolare della letteratura, che dà accesso ad arti, lingue, usi, costumi, aspetti storici, politici e sociali e di cui “Racconti” è la parte più importante, parte in cui sono presenti racconti inediti di origine africana di lingua francese che ho tradotto in italiano.
Per concludere, da un lato, il mio 2018 mi ha dimostrato che le cose che iniziano male possono avere un risvolto inaspettato e gioioso. Mi ha insegnato che a volte “mollare” va bene, che sforzarsi e costringersi in situazioni che ci vanno strette solo perché siamo testardi e orgogliosi non porta a niente. Al contrario, lasciando la presa iniziamo a notare percorsi e strade che non riuscivamo a vedere, che non stavamo neanche lontanamente considerando, e che invece erano proprio quelli giusti per noi. Mi ha insegnato, quindi, ad ascoltarmi di più, a seguire i segnali del mio corpo, e i miei sogni (quelli non li “mollerò” tanto facilmente). Dall’altro, mi ha premiata. Penso l’abbia fatto per la mia capacità di rimettermi in gioco e per essermi concentrata sulle cose per me davvero importanti. Il regalo più bello è stato proprio quello di unirmi a La bottega dei traduttori, che mi aiuta a crescere, a maturare, a condividere e che mi ha aperto anche tante possibilità. Così, chiudere l’anno con la presentazione dei volumi natalizi della Bottega nel mio paese d’origine è stato l’ultimo dei regali di un anno sfiancante quanto generoso. Un regalo che ha unito il mio passato e il mio presente, circondata dall’amore e dall’affetto delle persone a me care, e dalla consapevolezza che possediamo tutti una forza e un’energia infinite dentro di noi.
Vorrei ringraziare Annarita e tutti gli altri membri de La bottega dei traduttori per avermi accolta nel loro gruppo. Il sindaco di Fornelli Gianni Tedeschi, Pasquale Lombardi e Timmy Castaldi dell’amministrazione comunale per avermi dato la possibilità di fare la presentazione dei volumi nel nuovo centro polifunzionale. E soprattutto Ilaria Pilla per le splendide foto, Denise Lancellotta per la sua musica e la sua voce avvolgente e Raffaella, Ida, Mattia, Giada, Giorgia, Matilde, Gaia e Gianni per aver letto e interpretato i racconti.