Intervista a Raffaele Tutino, specializzato in localizzazione di software e siti web [a cura di Annarita Tranfici]
Dopo l’intervista curata da Carolina D’isanto e riservata ad Alessandra Binda, esperta in sottotitolaggio, adattamento e voice-over (che se vi siete persi potete ritrovare qui) oggi approfondiamo, nell’intervista riservata a Raffaele Tutino, un altro ambito interessantissimo: quello della localizzazione.
Leggiamo dalla sua biografia che…
Raffaele Tutino è traduttore, revisore, transcreator e post-editor dall’inglese, dal francese e dallo spagnolo verso l’italiano dal 2003.
Specializzato in localizzazione di software e siti web. È laureato in Lingue e letterature straniere presso “L’Orientale” di Napoli e ha conseguito una specializzazione in Localizzazione presso l’Agenzia formativa tuttoEUROPA di Torino.
È inoltre docente a contratto di “Traduzione assistita e localizzazione” presso la Laurea Magistrale in “Interpretariato e traduzione” dell’Università Internazionale degli Studi di Roma (UNINT) e di “Applicazioni CAT” e “Traduzione specializzata Francese > Italiano” presso i Master in Traduzione e Interpretariato dell’Agenzia formativa tuttoEUROPA di Torino.
Socio ordinario AITI (Associazione Italiana Traduttori e Interpreti, uno dei membri fondatori di FIT, ovvero Fédération Internationale des Traducteurs).
Ha ottenuto le certificazioni Proz Certified Pro e SDL Trados Studio for Translators Advanced.
Ciao Raffaele e grazie per la disponibilità.
Apprendiamo che hai ben 14 anni di esperienza nel settore della traduzione. Complimenti! Raccontaci, hai cambiato settore di specializzazione nel corso del tempo? Cosa ti ha fatto decidere di prediligere il campo della localizzazione?
Grazie. È vero, dal 2003 sono passati un bel po’ di anni ma una cosa è rimasta immutata: il mio principale settore di specializzazione, che è da sempre la localizzazione di applicazioni software e di tutto ciò che è correlato all’Information Technology. Forse dirò una banalità ma non sono stato io a scegliere, è stata la localizzazione a scegliere me. Come molti neolaureati in discipline linguistiche, all’inizio brancolavo nel buio dei meandri del mondo del lavoro. Finché un giorno ho partecipato alle selezioni di un master post-laurea in Localizzazione. Sono stato selezionato, ho finito il corso e da allora non mi sono mai fermato. Diciamo che mi trovo a mio agio in questo campo perché mi è sempre piaciuta l’informatica. Tuttavia, ci tengo a precisare che negli anni ho ampliato i miei orizzonti, nel senso che oggi mi occupo anche di altre tipologie testuali, ad esempio marketing, pubblicità e altri argomenti tecnici in generale.
Qual è stata l’esperienza che, diresti, ha dato una “svolta” alla tua carriera?
Non credo che ci sia un’esperienza in particolare, ogni evento ha la sua importanza. Un passo molto difficile per molti, se non per tutti, è sicuramente cominciare: forse ho avuto la fortuna di conoscere le persone giuste al momento giusto. Passano gli anni, ti fai le ossa, acquisisci un know-how sempre più solido e il resto viene da sé. Con l’esperienza diventa più facile acquisire nuovi clienti e se ti fai apprezzare dalle persone con cui lavori, entri nel giro del passaparola e dei project manager che passano da un’agenzia di traduzioni all’altra portando con sé il portafoglio di fornitori di servizi linguistici preferiti. Molti dei clienti attuali li ho acquisiti proprio in questo modo.
Qual è stato (se c’è stato) l’errore o il “fallimento” che ti ha scosso e insegnato di più?
Di errori se ne commettono tanti ma forse uno in particolare eviterei di rifare: stringere rapporti troppo amichevoli con un committente con cui oggi non collaboro più. Diventare troppo intimi con persone con cui hai stabilito una collaborazione professionale può avere i suoi vantaggi ma per esperienza posso dire che sarebbe meglio evitare perché basta veramente poco per incrinare i rapporti. Si rischia di finire in situazioni imbarazzanti: prediligo l’amico o il professionista? Per motivi che non sto qui a spiegare, alla fine ho chiuso definitivamente i rapporti con questo committente. Ed è stata una scelta molto difficile perché all’epoca era uno dei clienti da cui ricavavo una buona parte del mio fatturato. Tuttavia, non tutto il male viene per nuocere: grazie a questo distacco, ho imparato ad avere meno paura di restare senza lavoro perché alla fine ho avviato collaborazioni con altri clienti che si sono rivelate molto positive e in ogni caso gli anni trascorsi con l’ex-committente mi hanno permesso di farmi le ossa nel mondo della traduzione perché è stato uno dei primi ad avere fiducia in me.
La lezione più importante che hai imparato da quando hai intrapreso questa professione.
Tutti possono avere momenti di sconforto e di certo io non ne sono immune. Per diversi motivi, in passato ho pensato di abbandonare questa professione per fare altro ma poi mi sono sempre reso conto che si tratta di un lavoro che mi piace tanto e che può dare tante soddisfazioni. La lezione che ho imparato è che se fai una cosa con passione, hai fatto sicuramente la scelta giusta.
Quanto credi sia necessario per un traduttore imparare a utilizzare i CAT Tool? In base alla tua esperienza, quanto ha inciso saperli usare? Ce n’è uno che ti sentiresti di consigliare ai neofiti?
Per un traduttore tecnico, qualunque sia il suo campo di specializzazione, saper utilizzare anche più di uno strumento di traduzione assistita è assolutamente essenziale. Non solo sono richiesti dalla maggior parte delle agenzie di traduzione, ma permettono anche di aumentare la produttività, nonché garantire la coerenza terminologica e stilistica, solo per citare qualche vantaggio. Ad esempio, la possibilità di utilizzare la traduzione automatica adattiva consente di tradurre di più in meno tempo. E questo significa che si possono accettare più incarichi e quindi aumentare il proprio fatturato. Per quanto mi riguarda, lavorando nel campo della localizzazione, il fatto di saperli utilizzare un po’ tutti è un requisito fondamentale, altrimenti non potrei neanche lontanamente definirmi “localizzatore”. Il mio CAT tool preferito resta SDL Trados Studio, non solo perché è il più richiesto dal mercato ma perché trovo che sia più adatto alle mie esigenze e modalità di lavoro. Ai neofiti mi sento di consigliare proprio questo programma perché è molto intuitivo ed è facile da imparare nelle sue funzioni più elementari. Certo, mi rendo conto che forse il suo costo non sia abbordabile per una persona agli inizi ma lo vedrei come un investimento per il futuro. Per chi invece desidera avvicinarsi al mondo della traduzione assistita posso consigliare l’utilizzo di due programmi CAT gratuiti: Across e OmegaT, ma solo per farsi un’idea e in vista di passare a soluzioni più articolate, come appunto SDL Trados Studio o MemoQ.
Quale consiglio ti sentiresti di dare a un traduttore che sta muovendo i primi passi nel difficile settore della traduzione? Quale errore o “leggerezza”, se potessi tornare indietro, non finiresti per compiere?
Dare consigli ai giovani traduttori è diventata praticamente una delle mie specializzazioni, perché da oltre dieci anni insegno anche all’università. A loro dico sempre che per avere successo, indipendentemente dalla professione che intraprenderanno, non bisogna mai smettere di studiare e formarsi. Prima di buttarsi nel mondo del lavoro senza alcuna cognizione di causa è fondamentale scegliere un percorso formativo altamente specializzato. Li invito a non accontentarsi di ciò che gli viene insegnato dai docenti (me compreso), ma di approfondire continuamente con lo studio individuale, leggendo ad esempio i blog di traduttori affermati, forum specializzati, articoli e così via. Dico loro di non scoraggiarsi e di non volere tutto e subito perché non si può pretendere di avere la stessa produttività di un collega che lavora da più anni. Tra gli errori che direi loro di non commettere ne voglio citare uno in particolare se il loro intento è lavorare come freelance: mai affidarsi a un solo committente e mai volare troppo basso con le tariffe, fin dagli inizi. Nel primo caso, se il cliente fallisce o semplicemente non vuole più collaborare con te, ti trovi improvvisamente senza la tua unica fonte di reddito. Nel secondo, si corre il rischio di entrare in una spirale infernale da cui poi è difficile uscire perché si potrebbe avere la sensazione che tutti fanno così e non ci sia la possibilità di meritare di meglio.
Ci sono, secondo te, dei settori di specializzazione “più fortunati di altri”?
Ho la sensazione che vada a periodi. Di una cosa sono certo: la necessità di traduzioni non smetterà mai di esistere, nonostante molti temano la traduzione automatica, quando in realtà io la vedo come un’ulteriore opportunità per garantire maggiore efficienza e produttività. Sicuramente ci sono settori in cui di lavoro ce n’è per tutti. Ad esempio, il software e le nuove tecnologie sono sempre in auge. Cambiano le modalità di lavoro, magari in periodi di particolare crisi economica a livello globale ci può essere una maggiore pressione sulle tariffe ma uno dei capisaldi del libero professionista deve essere la capacità di adattamento. È necessario adottare strategie di marketing mirate per sopravvivere in un settore così fortemente toccato dalla globalizzazione. Una specializzazione che trovo molto interessante è la transcreation. Tuttavia richiede competenze molto solide e una grande capacità espressiva. Non sono molti, infatti, quelli che hanno successo in questo campo.
Credi che, oggigiorno, l’università italiana fornisca ai traduttori di domani gli strumenti adatti (teorici e pratici) per intraprendere questa professione?
No, la maggior parte delle università italiane non è in grado di fornire ai traduttori di domani le competenze e gli strumenti necessari per intraprendere questa professione. Lo dico con estrema convinzione perché, da docente, negli ultimi 14 anni mi sono confrontato con tantissimi studenti provenienti da ogni parte d’Italia. Con l’introduzione dei corsi di laurea triennali, il livello di formazione dei ragazzi è decisamente peggiorato. Praticamente qualsiasi università italiana oggi offre corsi di “Mediazione linguistica” in cui sono previste discipline traduttive che sono totalmente scollate dalla realtà lavorativa. Università che un tempo offrivano solo il classico corso in Lingue e letterature straniere, oggi organizzano corsi in cui è contemplata la traduzione. La stragrande maggioranza dei ragazzi arriva ai miei corsi di traduzione specializzata senza sapere minimamente come muoversi sul mercato. Non sanno come fare un preventivo, la differenza tra una ricevuta per prestazione occasionale e una fattura, non conoscono la differenza fra traduzione assistita e traduzione automatica, non hanno la minima idea di come operi un’agenzia di traduzioni… eppure molti dichiarano di aver frequentato corsi di laurea in traduzione. Nel complesso, le università e le scuole valide che formano veri traduttori sono davvero poche e non distribuite equamente sul territorio nazionale. Il problema non è da imputare ai ragazzi ma al sistema universitario, che secondo il mio punto di vista è organizzato in modo da confonderli nelle loro scelte. Non di rado, il linguaggio della progettazione didattica si basa su concetti vuoti, scollegati dalla realtà in cui un giorno si ritroveranno i diretti interessati, cioè gli studenti.
Nel corso della tua carriera, hai avuto uno (o più) mentore/i? Se sì, cosa ti ha/hanno lasciato?
Sì, e si collega a quello che ho detto prima, cioè che oltre alle competenze, è importante anche conoscere le persone giuste. Ho incontrato diversi mentori nella mia vita, tutte persone che hanno avuto la voglia e la pazienza di prendermi per mano e aiutarmi a fare sempre meglio. Oltre a diversi committenti che hanno creduto in me fin dall’inizio, devo ringraziare infinitamente Laura Scalabrini, localizzatrice italiana storica che è stata prima mia insegnante e poi amica e collaboratrice. Con lei è nato un sodalizio professionale che ci ha permesso molte volte di dare un valore aggiunto ai nostri servizi linguistici.
Hai qualche consiglio pratico da condividere con i nostri lettori?
Oltre a quello che ho già detto per i neofiti, il mio consiglio è quello di fare rete con altri colleghi, continuare a formarsi, specializzarsi in un settore di predilezione ma non disdegnare neanche altri ambiti, adottare strategie di marketing per acquisire nuovi clienti e fidelizzare quelli esistenti, non isolarsi troppo perché uno dei pericoli delle professioni freelance è quello di rinchiudersi nel proprio guscio e perdere il contatto con la realtà. Un modo molto semplice per sfuggire alla solitudine forzata è iscriversi a un’associazione professionale. Ad esempio io sono socio ordinario AITI, un’associazione che offre numerose opportunità di incontro e formazione per i suoi soci.
Grazie di cuore! E in bocca al lupo per la tua carriera!
Grazie a voi, è stato davvero un piacere rispondere alle vostre domande, spero che il mio piccolo contributo possa aiutare altre persone a districarsi meglio nel complesso mondo della traduzione.