Intervista a Barbara Cinelli, traduttrice e fondatrice della triskell edizioni [a cura di Annarita Tranfici]
La settimana scorsa abbiamo ospitato sul nostro blog Raffaele Tutino, specializzato in localizzazione di software e siti web.
Oggi, invece, accogliamo con piacere una traduttrice instancabile e coraggiosa, che nel 2013 ha fondato una casa editrice che pian piano si è guadagnata il suo spazio nel mercato editoriale italiano, grazie soprattutto alle traduzioni di narrativa straniera: Barbara Cinelli, fondatrice della Triskell Edizioni.
Barbara racconta qualcosa di sé nella biografia presente sul suo sito web:
Mi chiamo Barbara Cinelli e sono nata a Brescia nel 1973.
Dopo aver conseguito un diploma tecnico – Ragioneria – e aver frequentato il triennio di laurea breve per Assistente Sociale presso l’Università Cattolica – ho lavorato per anni come responsabile amministrativa in aziende di varie dimensioni.Ho sempre affiancato al lavoro “ufficiale” una profonda passione per la lettura di libri in lingua italiana e inglese, per la scrittura e per la revisione dei testi.
Ho frequentato corsi di approfondimento che mi hanno permesso di rendere più solide le mie basi fino a quando, nel 2011, è iniziata la mia esperienza nel mondo editoriale grazie alla collaborazione con la casa editrice americana Dreamspinner Press, per la quale ho iniziato a tradurre romanzi dall’inglese all’italiano.
Successivamente mi è stato proposto di diventare coordinatrice italiana del loro progetto. Credevo moltissimo in ciò che stavano facendo ed ero entusiasta di poter lavorare per loro e con loro. Di certo, questa esperienza mi ha dato modo di migliorare le mie competenze e di ampliare le conoscenze legate al “dietro le quinte” del mondo editoriale.
Nel 2013, ho fondato la casa editrice Triskell Edizioni, che è ancora di mia proprietà e che ancora curo, coordino e gestisco.
Ciao Barbara e benvenuta. Inizio questa intervista chiedendoti: da quanti anni lavori come traduttrice? Com’è iniziata la tua carriera e che tipo di studi hai fatto?
Ho iniziato a tradurre romanzi verso la fine del 2010, quando è iniziata la mia collaborazione con una casa editrice americana. Prima traducevo amatorialmente sottotitoli di serie TV, ma non mi ero mai avvicinata alla traduzione letteraria.
Non ho una formazione specifica legata alle traduzioni, visto che sono una ragioniera che poi ha frequentato tutt’altro all’università. Ho sempre però affiancato al lavoro quotidiano una profonda passione per la lettura di libri in lingua italiana e inglese, per la scrittura e per la revisione dei testi. Ho frequentato corsi di approfondimento che mi hanno permesso di rendere più solide le mie basi fino a quando, appunto verso la fine del 2010, è iniziata la mia esperienza nel mondo editoriale grazie alla collaborazione con Dreamspinner Press, per la quale ho iniziato a tradurre romanzi dall’inglese all’italiano. Successivamente mi è stato proposto di diventare coordinatrice italiana del loro progetto e ciò mi ha permesso di migliorare le mie competenze e di ampliare le conoscenze legate al “dietro le quinte” del mondo editoriale.
Qual è stata la prima opera che hai tradotto e qual è (se ti è possibile sceglierne una soltanto) quella a cui sei più affezionata?
La prima opera che ho tradotto è un romanzo di Cardeno C., al momento non più disponibile in Italia.
Quella a cui sono più affezionata è “Nascosti dal mondo” di J. W. Kilhey. È un libro che affronta l’argomento dei “triangoli rosa” nei campi di concentramento. Una lettura e una traduzione emotivamente impegnative ma immensamente emozionanti.
Ti capita mai di rileggere le traduzioni curate in passato ed esserne piuttosto “insoddisfatta”?
Diciamo che mi capita per forza, perché le revisiono un’ultima volta prima di prepararle per la distribuzione cartacea e spesso sono insoddisfatta. O meglio, so che non importa quante volte le rileggerò, ci sarà sempre qualcosa che vorrò cambiare.
Qual è, per te, la fase più bella dell’intero processo di traduzione?
Sono indecisa. Da un lato direi la traduzione stessa, ma ammetto che mi piace molto anche l’ultima revisione quando, dopo aver lasciato “riposare” la traduzione, la riprendo per verificare che la scorrevolezza sia come dev’essere, quando do gli ultimi ritocchi e mi prendo il tempo per valutare se un termine in un determinato contesto potrebbe essere più adeguato di un altro.
Ti occupi anche di traduzioni tecniche? Se sì, in che settore? Se no, potresti pensarci in futuro?
Mi è capitato di tradurre un sito internet di scale per movimentazione merci nei magazzini e devo dire che mi è piaciuto molto. Faccio parte di MyTranslation e Translationcafè e a volte mi capita di tradurre documenti. È una strada che mi piacerebbe percorrere, sì.
Pensando alle traduzioni pubblicate dai colleghi, c’è un titolo che avresti proprio voluto tradurre tu?
Mi piace molto lo stile di John Connolly, quindi credo che uscirei in strada gridando se riuscissi mai ad avere la possibilità di tradurlo.
Avendo poi una grande passione per la Seconda guerra mondiale e leggendo molti libri di storia non-fiction, mi piacerebbe moltissimo avere la possibilità di tradurne uno.
Quante revisioni dedichi al tuo testo? Collabori con uno o più revisori di fiducia?
Di solito due. Traduco di getto e poi rileggo una prima volta per scovare gli errori e verificare di non aver saltato inavvertitamente qualcosa. E una seconda volta, a distanza di una settimana circa (anche se mi piacerebbe poterlo fare dopo un mese) per assicurarmi che la scorrevolezza sia come voglio che sia. Cerco di fare di tutto perché non si senta che il testo è una traduzione.
In linea di massima le mie traduzioni vengono corrette dalle solite due o tre persone, che fanno poi parte del team di revisori Triskell.
Cosa stai traducendo in questo periodo?
Ho terminato da poco una traduzione di Anyta Sunday che però non uscirà con la casa editrice, ma con il nostro servizio Triskell Translation Service, che offre traduzioni e revisioni ad autori stranieri senza la pubblicazione sotto il nostro marchio editoriale.
Quando e come è iniziata la tua avventura con Triskell Edizioni?
Come dicevo prima, durante il periodo passato come coordinatore italiano della casa editrice Dreampinner Press, ho avuto modo di tastare con mano il mercato, e mi sono resa conto che c’era spazio per qualcosa di nuovo, di diverso. Mi sono detta che con le persone giuste vicino e con la mia “visione” delle cose sarebbe potuto nascere qualcosa di bello, e così è stato. Dal 2013 a oggi, Triskell Edizioni è cresciuta moltissimo. Ora ci avvaliamo di 39 collaboratori, tra editor, traduttori e revisori, e abbiamo sotto contratto 112 autori. Collaboriamo con agenzie italiane e straniere, e pubblichiamo libri di case editrici d’oltreoceano, compresa la Penguin Random House. Direi che posso ritenermi soddisfatta del nostro cammino, anche se non ho ancora intenzione di “adagiarmi”.
Un errore “imbarazzante” che ti va di condividere?
Una delle mie prime traduzioni. Anche se non ricordo esattamente l’errore, ricordo esattamente il senso di vergogna. Avevo letto una parola invece di un’altra, e una facilissima. Qualcosa come “go” invece di “get” e ovviamente aveva cambiato tutto il senso della frase.
Quali sono, secondo te, le caratteristiche di un traduttore “di successo”?
- La pazienza. Mi è capitato, traducendo una novella, di voler scaraventare il portatile fuori dalla finestra. Davvero, a volte la frustrazione tocca picchi elevatissimi.
- La curiosità. A volte ci si trova a tradurre argomenti di cui non si ha una completa conoscenza, o anche brani che si riferiscono a realtà per noi non comuni, quindi è bene che un traduttore abbia voglia di documentarsi. Abbiamo la fortuna di lavorare in un periodo in cui ormai è tutto a portata di un click. Niente più viaggi alla ricerca di testi di riferimento. Ed è bene che un traduttore sappia sfruttare tutti gli strumenti che la rete offre.
- L’essere organizzato. Ognuno ha le proprie tecniche per tenere monitorati i progressi o organizzarsi il lavoro. Non importa come viene, l’importante è che venga fatto.
Cosa ti sentiresti di consigliare a chi desidera intraprendere la carriera di traduttore?
Consiglierei di non smettere mai di studiare, di approfondire non solo la lingua di partenza, ma anche quella di arrivo. Perché la padronanza dell’italiano ci permette di offrire un testo il più corretto e scorrevole possibile. Non basta sapere la lingua straniera per pensare di essere in grado di tradurla, bisogna anche sapere come renderla il più fedelmente possibile nella nostra.
Grazie mille per la tua gentilezza e disponibilità!
Grazie a voi!