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“Napoli meets La bottega”: workshop di traduzione per veri scugnizzi

Abbiamo chiesto a due partecipanti a “Napoli meets La bottega” di scrivere un resoconto sull’evento, per conoscere un punto di vista esterno, per raccontarvi di questa esperienza attraverso gli occhi non di chi l’ha organizzata ma di chi l’ha vissuta.

Le parole di Giulia Zappaterra e Martina Ferraina ci hanno emozionato e commosso, dimostrandoci di essere riuscite nell’intento che da sempre ci prefiggiamo quando organizziamo i nostri eventi, che siano online o in presenza: creare qualcosa che possa essere ricordato, con gioia e partecipazione.

A voi il giudizio finale. 😉

In vista dell’evento de La bottega dei traduttori, tutti abbiamo detto che dovevamo andare a Napoli “per lavoro”, ma ammettiamolo: non servono molte scuse per visitare questa città incredibile e questi due giorni hanno rappresentato molto più di un impegno lavorativo. 

Ci sono stati workshop di traduzione, seminari, dibattiti e translation slam agguerriti, ma anche pause caffè, spritz al Cynar, altre pause caffè, dolcetti arrivati in aereo dall’Inghilterra e un’atmosfera di calore, accoglienza e autentica felicità nel ritrovarsi e nello stare insieme.

Noi siamo Giulia e Martina e il 22 e 23 ottobre, armate di entusiasmo e tanta fame, non solo di conoscenza, abbiamo affrontato una due giorni indimenticabile, che cercheremo di raccontarvi in questa intervista doppia.

Impressioni a caldo sull’evento?

Giulia: Che figata. Si può dire? È stato il mio primissimo viaggio di lavoro e l’emozione era alle stelle. Sabato mattina mi sono alzata alle 5 per andare a prendere il treno, ma anche dopo un’intera giornata di incontri incentrati sulla traduzione editoriale, alla sera non sono quasi riuscita a chiudere occhio. E dire che in mezzo ci sono stati un pranzo a base di calzone e pizza fritta e poi un aperitivo. La domenica è stata, se possibile, ancora più entusiasmante. Abbiamo conosciuto una casa editrice indipendente che pubblica delle vere chicche, la Coppola Editore, e poi ci siamo cimentate in una prova di traduzione. Di seminari dedicati alla traduzione dall’inglese ce ne sono tantissimi, ma questo è stato davvero unico.

Martina: Le parole chiave di questi giorni per me sono state entusiasmo e appartenenza. Da un lato, il Consiglio Direttivo de La bottega dei traduttori ha dimostrato una riserva infinita di passione e voglia di creare qualcosa di bello per tutti, affrontando scioperi nazionali e internazionali per essere con noi. Dall’altro, tra le persone che hanno seguito i seminari e i laboratori di traduzione, online e dal vivo, si è subito creato un senso di familiarità, riconoscendo nell’altra persona non una rivale, ma un’amica.

Qual è stato per te il momento più coinvolgente?

Giulia: È difficile dire quale intervento ho apprezzato di più. Abbiamo parlato di come impostare una proposta editoriale, di come fare scouting, a chi proporre un libro da tradurre. Le ragazze della Bottega hanno sviluppato nel tempo un metodo per lavorare insieme e durante il seminario abbiamo capito quanto sono affiatate e quanto ognuna di loro sia importante all’interno dell’Associazione. Forse è stata proprio questa la parte migliore: rendermi conto che non ha senso sentirsi in competizione con gli altri traduttori, perché ognuno di noi ha delle competenze specifiche che ci contraddistinguono. Lo abbiamo notato soprattutto durante il workshop pratico di traduzione, in cui abbiamo tradotto insieme dialoghi tratti da un romance e da un thriller.

Martina: Come ogni linguista che si rispetti, studiare è la mia passione ed è difficile indicare uno solo tra i tanti interventi interessanti di questi giorni, soprattutto quelli incentrati sulla creazione di una proposta di traduzione e su come proporre un libro agli editori. C’è un momento in particolare però di cui vorrei parlare perché rappresenta anche l’unicità e il valore aggiunto della Bottega. Nel pomeriggio di sabato, tutte raccolte intorno al computer per coinvolgere anche chi era collegato da casa, abbiamo avuto un confronto aperto su un tema spesso trascurato, l’etica del traduttore. Noi traduttori non siamo solo un tramite per le parole e le idee altrui, ma abbiamo il diritto e il dovere di non essere vittime del mercato e creare insieme le regole entro cui si muove il nostro lavoro, a partire dalla formazione e dal supporto dei più giovani (io fingo di rientrare ancora in questa categoria). 

Che tesoro ti porti a casa da questi giorni?

Giulia: Beh, sicuramente i fiocchi di neve della pasticceria Poppella. A parte questo, persone. E motivazione. Entrare nel mondo della traduzione editoriale non è semplice, ma con una buona rete di colleghi si può ritrovare la carica nei momenti no e gioire insieme dei risultati degli altri, che non fa mai male. Ah, e aggiungo anche i trucchetti per la produttività. Voi lo sapete qual è il vostro cronotipo?

Martina: Sicuramente rientro a Milano con una scorta di energia, motivazione e, perché no, autostima. Riunirsi, confrontarsi, scambiare esperienze difficili ma anche positive con persone che condividono ogni giorno la mia routine e le mie sfide mi ha fatto sentire “legit”, come si dice in inglese: una vera traduttrice, orgogliosa di me e della comunità di professionisti di cui faccio parte, non più un’imbucata.

Hai partecipato a questo evento in qualità di socia. Perché hai scelto proprio la Bottega?

G: Ho deciso di associarmi perché ho sempre seguito con curiosità il lavoro della Bottega. Hanno un modo di lavorare che non ho trovato in nessun altro. Sono aperte, sincere, collaborative, ed esprimono la loro gratitudine verso chi partecipa a corsi e incontri con delle vere coccole. In più, per i soci ci sono tante iniziative riservate, da momenti di confronto con altri soci, a corsi di yoga, cineclub, bandi di traduzione… 

M: Costruire una carriera da freelance può essere davvero complesso e impegnativo, soprattutto nel primo fatidico anno, e farlo da soli fa sembrare ogni ostacolo insormontabile. Nella Bottega ho visto una vera e propria rete di sicurezza, formata da persone autentiche e sempre disponibili anche, e soprattutto, da un punto di vista umano. 

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