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[vc_row][vc_column][vc_column_text]Se potessimo riassumere con una parola l’esperienza al Salone del Libro 2024 con La bottega dei traduttori, useremmo SPETTACOLARE! Il Salone Internazionale del Libro di Torino è un evento sognato da tutti coloro che lavorano nel mondo dei libri. Partecipare significa immergersi in un formicaio instancabile di incontri e scoperte che richiedono giorni per essere assimilate. Anche quest’anno, La bottega dei traduttori ha partecipato al Salone con il proprio stand al padiglione 2, H145, tra le socie volontarie c’eravamo anche noi: Maddalena, Mariangela e Sarah. 

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Ebba Gustava Augusta Atterbom (1868 Gryt nella contea di Södermanland – 1961 Göteborg) è stata una traduttrice svedese.  Seconda figlia di Ernst Atterbom, ufficiale dell’esercito, ingegnere e figlio del poeta romantico Per Daniel Amadeus Atterbom membro dell’Accademia Svedese, e di Augusta Tigerschiöld, Ebba aveva ereditato il talento letterario dal famoso nonno. Nel 1879 la famiglia si trasferì a Göteborg, dove Ebba frequentò insieme alle sorelle la nuova scuola elementare femminile Nya Elementarläroverket för flickor. Vari furono i suoi spostamenti e dal 1907 visse a Kungälv nella Svezia sud-occidentale, mantenendosi sempre in contatto con gli ambienti culturali di Göteborg.   La frequentazione della famiglia Salomon le permise di stringere un’amicizia duratura e una relazione artistica con la figlia Sophie, coniugata Elkan, futura autrice di romanzi e di novelle, di cui Ebba correggeva personalmente i manoscritti, e tramite lei di fare la conoscenza di Selma Lagerlöf, scrittrice per l’infanzia e prima donna della storia a ricevere il Nobel per la letteratura nel 1909. 

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Forse non tutti sanno che ogni 5 maggio si commemora O Dia Mundial da Língua Portuguesa. Tale data è stata scelta nel 2009 dalla Comunità dei Paesi di lingua portoghese (CPLP) e confermata successivamente nel 2019 dall'UNESCO. I numeri non sono il mio forte, ma dovete sapere che sono più di 265 milioni le persone, sparse per tutti i continenti, che parlano portoghese. Non è solo una delle lingue più diffuse nel mondo, ma anche uno strumento indispensabile per la comunicazione internazionale e la diffusione della cultura lusofona. Ma perché si è deciso di festeggiare proprio il 5 maggio?  Ecco che la letteratura vince su tutto e tutti. Si suppone infatti che la data di tale ricorrenza sia stata fissata perché coincide con l’ipotetico giorno in cui è nato Luís Vaz de Camões, nel 1524 a Lisbona.

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Aale Maria Tynni-Haavio è stata una poetessa e traduttrice finlandese. Originaria dell’Ingria, regione storica dell’impero russo facente parte della regione amministrativa (oblast) di Leningrado (oggi San Pietroburgo) situata sulle rive del golfo di Finlandia, Aale Tynni nacque a Kolppana nel 1913. Figlia di un giornalista e preside e di un’insegnante, dopo la Rivoluzione d’ottobre si trasferì nel 1919 con la famiglia in Finlandia e si stabilì a Helsinki. Iniziò in giovane età a scrivere poesie e a pubblicarle sul giornalino della scuola. Dal 1932 al 1936 studiò filosofia e letteratura finlandese all‘università di Helsinki. Durante gli anni universitari sperimentò la recitazione di poesie e si avvicinò al teatro. Il focus dei suoi interessi letterari erano la dizione poetica e il metro saffico su cui scrisse la tesi di laurea. 

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Fresca e rigenerata dall’evento primaverile “Bologna meets La bottega” e dalla mastodontica Bologna Children’s Book Fair, risplendente dei vivaci colori delle illustrazioni, mi sorge spontaneo presentare la pioniera della letteratura infantile portoghese: Ana de Castro Osório (1872-1935). Non solo autrice – i suoi libri sono stati tradotti in francese, italiano e spagnolo – ma anche editrice (nel 1897 fonda “Livraria Editora Para Crianças”), giornalista, pedagoga, docente ed emblematica personalità del femminismo repubblicano, nonché ideatrice della Liga Republicana das Mulheres Portuguesas e della rivista A Sociedade Futura.

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Una rete di incontri è un appuntamento fisso che è nato prima che La bottega dei traduttori diventasse un’associazione di promozione sociale; per questo motivo, siamo state particolarmente felici di festeggiare il secondo compleanno dell’associazione in questo appuntamento di marzo. Una rete di incontri è stata un’idea nata durante la crisi sanitaria, quando non era possibile fare networking nei luoghi abituali. Non ci si poteva incontrare fisicamente a fiere o saloni e le piattaforme di riunione digitale hanno sopperito al bisogno di uscire dalla propria caverna per incontrare altri simili. Oggi, per fortuna, ci siamo lasciati più o meno alle spalle questa crisi e abbiamo deciso di poterci ritrovare nel nostro salotto virtuale a discutere di fiere e saloni dell’editoria.

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Per secoli la traduzione è stato un mezzo che ha permesso alle donne di avere una propria forma di espressione artistica e umana, di emanciparsi dal ruolo tradizionale che la società patriarcale aveva riservato loro, di mogli e madri, e di diventare economicamente indipendenti, ed è stata anche una tappa importante nel processo creativo, cioè verso la realizzazione di opere proprie. Firmare con il proprio nome è stata una conquista che è arrivata con il tempo, perché le traduttrici rimasero a lungo nell’anonimato o nascoste dietro pseudonimi, così come furono costrette a fare anche molte scrittrici per imporsi nel panorama letterario della loro epoca.  La rivendicazione di una stanza tutta per sé, tanto per citare Virginia Woolf, ha rappresentato una forte presa di coscienza da parte delle donne dedite alla poesia e alla letteratura del diritto all’autoaffermazione, inteso come il diritto di usare la scrittura, e quindi anche la traduzione, per diffondere idee nuove e migliorare la vita delle donne sia in ambito privato che in quello lavorativo, e abbracciare al tempo stesso anche cause sociali e umanitarie. In questo contesto di rivendicazioni femminili e sociali, si colloca la vita e l’opera di Elizabeth Ann Ashurst Bardonneau e dell’autrice tradotta. 

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Una partenza può avere una connotazione per lo più positiva: si parte per staccare dalla routine, per riposarsi o per lavoro – accezione meno entusiasmante ma sempre meglio un viaggio che stare seduti dietro una scrivania. E se invece fossimo costretti, in quattro e quattro otto, ad abbandonare la nostra casa e il nostro presente per auspicare a una vita migliore, lontano da conflitti dettati da politiche intransigenti? Forse l’istantanea sensazione di privazione, mista a impotenza, lacererebbe per sempre il nostro io con ferite difficili da rimarginare. Quindi mi chiedo, saremmo in grado di rialzarci dopo questo salto, imposto, nel vuoto?

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Nel giardino di Höfði, un edificio situato nella località di Félagstún a nord di Reykjavik, famoso per aver ospitato nel 1986 il bilaterale - The Reykjavik Summit - tra il presidente americano Ronald Reagan e il segretario generale sovietico Michail Gorbatschow, si trova la statua dello scultore islandese Ásmundur Sveinsson, la scultura ritrae davanti a un’arpa uno dei poeti più importanti della nazione islandese, Einar Benediktsson, che in questa casa abitò per diversi anni. Einar Benediktsson, comunemente noto in Islanda come Einar Ben, nacque nel 1864 a Elliðavatn nella zona periferica di Reykjavik. Discendente di una famiglia influente, aveva ereditato la vena poetica dalla linea materna e l’interesse per la politica e il diritto dal padre. Studiò legge a Copenhagen, dove visse a lungo legandosi all’ambiente culturale e letterario della città. In seguito lavorò come funzionario amministrativo nella capitale islandese. Nel 1896 fondò il primo quotidiano islandese Dagskrá (Agenda) e fu tra i fautori del partito nazionalsocialista attivo in Islanda tra la seconda metà degli anni Trenta e la fine della seconda guerra mondiale. Successivamente dette vita ad altre tre riviste. Con la sua attività editoriale e la produzione lirica fornì un prezioso contributo alla divulgazione delle idee nazionaliste islandesi.