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Lusofoniamo: Camilo Castelo Branco

Ecco che con settembre si palesano tutti i segnali che l’estate sta giungendo al suo termine: l’aria si rinfresca, le vacanze diventano ricordi e il ritmo della vita comincia ad accelerare. Eh sì, ciò significa che è arrivato il tempo in cui i bambini tornano a scuola e noi adulti a lavorare, ma prima di dire addio alle nostre giornate “leggere” con un libro o una rivista sottobraccio, voglio presentarvi una delle figure più illustri e ribelli della letteratura portoghese del XIX secolo: Camilo Castelo Branco. Scommetto che alla fine di questo articolo vi verrà voglia di approfondire questo autore, magari leggendo qualche sua opera.

Camilo Ferreira Botelho Castelo Branco nasce il 16 marzo 1825 a Mártires, Lisbona, vive un’infanzia segnata dalla precoce perdita dei genitori e una giovinezza molto irrequieta. All’età di sedici anni si sposa con Joaquina Pereira de França e hanno una bambina. La vita familiare non è nelle sue corde e decide di separarsi, abbandonando moglie e figlia. Arriva a Porto e si iscrive alla facoltà di medicina, ma viene bocciato per la sua indole da bohémien e il suo forte interesse solo per la letteratura. Dal 1846 inizia allora a lavorare come giornalista. In questo periodo conosce e si innamora follemente di Patrícia Emília de Barros, ma chi nasce tondo non può morire quadrato, difatti lascia anche Patrícia e la loro figlia. Tra il 1848 e il 1850, scrive per il Jornal do Povo, vive una vita bohémien, all’insegna del litigio costante e gli scompigli sono all’ordine del giorno. Nel 1851 pubblica il suo primo romanzo, Anátema, ispirato a un episodio del Notre Dame de Paris di V. Hugo e, da quel momento, diventa il primo autore portoghese capace di vivere esclusivamente dei proventi della pubblicazione delle sue opere. Camilo si dedica alla scrittura e alla sua amante Ana Plácido, già sposa del facoltoso Manuel Pinheiro Alves, diventando la pietra di scandolo nella società conservatrice di Porto. Nel 1859 decidono di convivere, ma l’anno seguente Ana viene rinchiusa nel convento di Conceição e poi imprigionata per adulterio; stessa sorte per Camilo che decide di costituirsi. La prigione non ferma la sua produzione letteraria, infatti compone uno dei suoi romanzi più celebri, Amor de Perdição (Amore di perdizione, Sellerio editore Palermo), caratterizzato da grande intensità emotiva. I protagonisti sono Simão Botelho, figlio del giudice Domingos Botelho, e la bella Teresa de Albuquerque, figlia del più grande nemico di Domingos; il loro tragico amore, ostacolato dalle rispettive famiglie, è riflesso delle passioni e dei patimenti vissuti dallo stesso autore nella sua vita. Nella storia non mancano pizzichi di sarcasmo e spolverate di risentimento, ingredienti principali delle opere di Camilo Castelo Branco.

Una volta assolto, nel 1888 Camilo è costretto a sposarsi con Ana (con la quale avrà altri due figli) e continua a dedicarsi alla letteratura. Raggiunge così una fama difficilmente eguagliabile per la sua portentosa abilità in analizzare la società e descrivere intensi amori anticonformisti, meritando così il titolo di esponente del Romanticismo portoghese. Tra le sue oltre 260 opere merita citare A Queda dum Anjo, Eusébio Macário, A Corja e O que fazem mulheres.

Nonostante il suo genio irriverente, Camilo non gode di buona salute: soffre di una progressiva perdita di vista. Come nei suoi tragici finali, depresso e incapace di sopportare la sua cecità, si toglie la vita sparandosi in testa il 1° giugno 1890, a Vila Nova de Famalicão.

Una vita al massimo, quella di Camilo Castelo Branco, gigante della letteratura portoghese, uomo appassionato capace di esplorare le profondità dell’animo umano con grande sensibilità e di affascinare chiunque abbia l’onore e il coraggio di leggerlo. 

Se vi ho convinto, vi auguro una buona lettura!

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