Lusofoniamo: Natália de Oliveira Correia
Vi capita mai di riavvolgere il nastro del tempo come le vecchie musicassette, tornare con la mente ai viaggi fatti, più o meno recenti, e riassaporare particolari momenti vissuti?
A me sì. Devo ammettere che spesso mi ritrovo a fissare il vuoto, come in uno stato di trance, e mi godo la proiezione di precisi fermo immagine in cui i miei occhi hanno incontrato meraviglie.
Il mio preferito? L’escursione a Ponta Delgada nell’isola di São Miguel dell’arcipelago delle Azzorre. Sembrava di essere dentro un quadro: la rigogliosa vegetazione – non a caso la chiamano “l’isola verde” – faceva da cornice alla magnificenza di un vulcano spento, rimpiazzato da due laghi cristallini che la leggenda narra siano nati dalle lacrime versate da un pastore e da una principessa, destinati a un amore irrealizzabile. Un vero e proprio paradiso.
Questo angolo di mondo non risplende solo per il panorama mozzafiato, ma anche per aver dato i natali a un’altra forza della natura: Natália de Oliveira Correia. Nasce precisamente a Fajã de Baixo nel 1923 e abbandona ben presto l’isola per trasferirsi a Lisbona dove si afferma come poetessa, drammaturga, traduttrice, romanziera, giornalista, redattrice e sceneggiatrice. Nel 1946 scrive la sua prima opera di narrativa infantile intitolata Grandes Aventuras de um Pequeno Herói e inizia la carriera poetica che la porterà alla pubblicazione ultima di tutti i suoi versi O Sol nas Noites e o Luar nos Dias. La sua penna estrosa è difficile da classificare: c’è chi la definisce surrealista per lo stile ironico, barocca per l’Antologia da Poesia do Período Barroco o addirittura romantica, ma il suo vero marchio di fabbrica è l’originalità. Si dedica al passato, alle tradizioni della sua terra bagnata dall’oceano e ai miti (v. il mito dell’androgino, essere unico e plurimo), donandogli una nuova forma rivolta verso la rinascita, verso il futuro.
Donna dalle mille sfumature, comprese le più dark, è marchiata come figura irriverente della televisione portoghese per aver sostenuto la particolare forma di femminismo denominata matricismo, in cui la donna è considerata primigenia matrice e archetipo della libertà erotica. Il periodo storico in cui vive, sopraffatto dalle politiche dittatoriali dello Estado Novo, la esorta a non tacere e a impegnarsi politicamente. Partecipa in varie occasioni a movimenti di opposizione antifascista, aderendo al MUD (Movimento de Unidade Democrática) e, nel 1966, per la pubblicazione di Antologia da Poesia Portuguesa Erótica e Satírica: Dos Cancioneros Medievais à la Actualidade, si aggiudica il titolo di spina nel fianco del governo, “meritando” una condanna a tre anni di carcere con successiva sospensione della pena. Ha coraggio da vendere e, con l’intento di dimostrare il legame con la terra natale, sostiene il Frente de Libertação Açoriana, scrivendo persino il testo dell’inno delle Azzorre. Nel 1991, Natália Correia riceve il Gran Premio di Poesia dall’ Associação Portuguesa de Escritores per il libro Sonetos Românticos in cui abbandona i vecchi toni provocatori e, lasciando spazio a nuances più malinconiche, confessa il suo animo romantico. Negli ultimi anni non riposa, infatti, accompagnata da personaggi illustri della portata di José Saramago, Urbano Tavares Rodrigues e Manuel da Fonseca, nel 1992 si impegna alla creazione del Frente Nacional para a Defesa da Cultura. Muore il 16 marzo 1993 a Lisbona.
Natália Correia ha vissuto con determinazione e passione – si è sposata ben quattro volte! –, senza mai rassegnarsi ai limiti e le imperfezioni che la vita le ha riservato.
Amante fedele della scrittura in ogni espressione, quando un giorno le chiesero quale fosse il suo sogno di felicità, rispose che ciò che più desiderava era il riconoscimento della poesia non solo quale genere letterario, ma come vera realizzazione di vita.
Selenia Amato