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Traduttori del passato: Angelo Zanardini e le sue versioni ritmiche

Giurista e librettista, Angelo Zanardini visse a diretto contatto con la musica del proprio tempo sia come compositore di diversi brani vocali e strumentali, sia come autore di libretti, sia come prolifico curatore di versioni ritmiche in italiano dal francese e dal tedesco.

Nato a Venezia nel 1820, frequentò la facoltà di giurisprudenza a Padova, assecondando così la tradizione familiare, e iniziò fin da giovane a coltivare ambizioni artistiche, studiando pianoforte e composizione. Viaggiò molto, in particolare in Francia e in Germania, sviluppando un grande interesse per le diversità culturali e linguistiche e per le letterature di questi paesi. Dal 1848 ricoprì diverse cariche politiche e amministrative, svolse la professione di avvocato a Treviso e a Milano e fu consigliere di prefettura in diverse città italiane.

Nel 1854 fu rappresentata al Teatro San Benedetto a Venezia la sua opera Amleto, incontrando il favore della critica. Collaborò poi alla Gazzetta musicale di Milano e con i principali editori musicali del tempo come Ricordi, Lucca e Sonzogno. Una volta ritiratosi da ogni attività pubblica, si dedicò assiduamente alla sua grande passione, scrivere e tradurre libretti lirici, arrivando a occupare un ruolo di primo piano nel campo della traduzione musicale e subentrando ad Achille de Lauzières, l’allora traduttore ufficiale del settore.

I libretti operistici sono da considerare nella loro doppia valenza di testi poetici e musicali, e il traduttore si trova a dover fare i conti non solo con la lingua del testo, ma soprattutto con la musica già composta – la costante da rispettare – che impone il suo ritmo e il suo metro. Orecchio musicale, competenze ritmico-musicali e padronanza del genere musicale a cui appartiene il testo da tradurre sono le caratteristiche che contraddistinguono l’autore di questa tipologia di traduzioni e che gli permettono di cogliere la musicalità delle parole per adattare la struttura metrica e linguistica della poesia alla struttura formale della musica:

(…) Poiché la musica conta infinitamente più del testo, il traduttore deve partire dal presupposto che non potrà esigere mutamenti nelle pause o nei ritmi della partitura perché meglio si adattino al suo testo. (…) (Del tradurre libretti d’opera, W. H. Auden, 1948)

La traduzione del libretto dell’opera Le Roi de Lahore (Il Re di Lahore, 1877) di Jules Massenet, compositore francese di epoca romantica, decretò il successo di Zanardini come autore di versioni ritmiche in italiano, la critica musicale elogiò la resa dei versi e da allora il suo nome comparve sul frontespizio dei libretti e degli spartiti in veste di traduttore. 

La buona accoglienza de Il Re di Lahore lo portò ad affermarsi anche come librettista e a guadagnare l’attenzione da parte dei principali compositori italiani dell’epoca come Amilcare Ponchielli, Luigi Mancinelli, Antonio Smareglia, Alfredo Catalani, Francesco Cilea, Emilio Usiglio e tanti altri.   

Molto ricco è il suo repertorio di traduzioni musicali che si susseguirono a ritmo serrato per circa un decennio, tradusse dal francese opere di Daniel Auber, Georges Bizet, Léo Delibes, Christoph Gluck, Charles Gounod, Camille Saint-Saëns, Ambroise Thomas, Jacques Offenbach, del già citato Massenet, di Giuseppe Verdi (Don Carlo, la prima rappresentazione fu in lingua francese) e l’elenco potrebbe continuare. 

Dal tedesco, volse in italiano opere di Ignaz Brüll, Karl Goldmark, Carl Maria von Weber, e in particolar modo portò sulle scene italiane Richard Wagner con Parsifal, Die Meistersinger von Nürnberg (I maestri cantori di Norimberga) e la tetralogia completa Der Ring des Nibelungen (L’anello del Nibelungo). 

Il Romanticismo musicale austro-tedesco fu al centro dei suoi interessi di traduttore, curò la versione italiana dei Lieder di Franz Schubert, Robert Schumann e di Felix Mendelssohn Bartholdy. 

Zanardini è stato sicuramente un punto di riferimento per i melomani italiani e, sebbene la critica non abbia mancato di rilevare l’influsso della cultura italiana sulle sue versioni, va detto che queste riflettono il contesto sociale e intellettuale in cui furono realizzate e il modus operandi del traduttore dell’epoca, più libero rispetto a oggi di adattare e di modificare il testo originale. 

Le sue ceneri sono conservate nel Cimitero Monumentale di Milano, dove morì nel 1893.

Via Angelo Zanardini si trova a Milano, vicino al Naviglio della Martesana.

Fonti: le notizie biografiche su Angelo Zanardini sono tratte da:

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