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Traduttrici del passato: Fatma Aliye Topuz

A cura di Barbara Barnini

Alla fine del 19° secolo le traduttrici e scrittrici operanti durante l’impero ottomano od osmanico (1299 – 1922) provenivano da famiglie colte e facoltose e, al pari delle loro colleghe occidentali, si dedicavano prevalentemente alla traduzione letteraria, di romanzi e poesie, apportando un contributo notevole al processo traduttivo.

La maggior parte di loro è rimasta sconosciuta al grande pubblico, perché operavano nel riserbo più estremo senza riconoscimenti ufficiali.

Fatma Aliye Topuz (1862 Istanbul – 1936 Istanbul), meglio conosciuta come Fatma Aliye Hanim, è stata una delle prime scrittrici a tradurre da una lingua occidentale durante l’Impero osmanico e a ottenere il consenso della stampa. Come sua sorella Emine Semiye Önasya, fu pioniera del movimento di emancipazione femminile e si contraddistinse per il suo forte impegno umanitario a favore delle donne mussulmane e delle famiglie dei soldati caduti nella guerra greco-turca del 1897. Fra il 1895 e il 1908 collaborò alla gazzetta, Hanimlara Mahsus Gazete, una rivista femminile pubblicata a Istanbul tra il 1895 e il 1908 a sostegno dei diritti delle donne.

Figlia di un funzionario amministrativo Ahmed Cevdet Pascha e di Adviye Rabia Hanim, trascorse l’infanzia e l’adolescenza ad Aleppo e a Giannina. Nel 1878 visse nove mesi con la famiglia a Damasco dove il padre aveva ottenuto un incarico governativo. Com’era uso per le ragazze dell’epoca, ricevette un’educazione privata e studiò l’arabo e il francese.

Nel 1879 il padre le arrangiò un matrimonio con il capitano Mehmet Faik Bey, aiutante di campo del sultano Abdülhamid II con cui ebbe quattro figlie. Negli anni Venti Fatma compì ripetuti viaggi in Francia per andare a trovare sua figlia e per motivi di salute. Dopo la morte del marito nel 1928, prese il cognome Topuz secondo la legge che imponeva ai cittadini turchi l’adozione di un cognome. Dopo anni di malattia morì il 13 luglio 1936, è sepolta al cimitero di Feriköy a Istanbul.

Il marito non assecondò inizialmente le sue velleità letterarie, proibendole di leggere libri in ligua straniera, ma poi acconsentì, e nel 1889 Fatma iniziò a tradurre l’opera dello scrittore francese Georges Ohnet Volonté (Meram in turco) del 1888. Il romanzo fu pubblicato sotto lo pseudonimo Bir Kadin (Una donna) e ottenne un grande consenso pubblico. A questo successo il padre non rimase indifferente e si adoperò a coltivare il talento della figlia che a partire da quel momento scelse di firmare le sue traduzioni con lo pseudonimo Mütercime-i Meram (La traduttrice di Meram). Questo contesto familiare a sostegno delle sue ambizioni letterarie merita la massima considerazione in un’epoca in cui alle donne era preclusa la partecipazione alla vita culturale.

Nel 1892 dette alle stampe con il suo nome il romanzo Muhadarat (Lezioni), la prima opera pubblicata da una donna nel regno osmanico. Ne seguirono altri quattro usciti tra il 1898 e il 1910, tra cui Udi (La liutista), il suo secondo romanzo del 1899, tradotto in francese. Nelle sue opere tematizza l’amore matrimoniale e prevalgono figure femminili moderne, emancipate che provvedono al proprio mantenimento lavorando.

Nel saggio Nisvan-ı İslâm (La donna islamica) del 1896, Fatma illustra la condizione delle donne mussulmane all’interno delle tradizioni conservatrici. L’opera fu tradotta in arabo e in francese con il titolo Les femmes musulmanes per mano dell’orientalista e linguista russa Olga Lebedeva (1854-1918), fondatrice della Società di Studi Orientali di San Pietroburgo. Nel 1881 Olga Lebedeva si recò a Istanbul con l’idea di dare origine a un ampio progetto di traduzione dei classici russi in turco. Poiché l’arabo e il francese erano le lingue conosciute da Fatma, non è da escludere che la traduzione del suo saggio, apparsa su Bibliothèque du journal ‘Orient’ et la ‘Turquie’, sia il risultato della collaborazione tra le due letterate.  

Fatma va ricordata anche come critica-letteraria: nella recensione in forma di lettera apparsa su una rivista francese, criticò l’opera di Émile Julliard Femmes d’orient e femmes européennes del 1896 per l’interpretazione orientalistica, suscitando una grande risonanza.

La consacrazione al grande pubblico internazionale è avvenuta con l’ inclusione delle sue opere nel catalogo della biblioteca femminile in occasione dell’esposizione mondiale tenutasi a Chicago nel 1893 (Catalog of Women’s Building Library in Chicago World’s Fair).  

Dopo la celebrità ottenuta durante la seconda era costituzionale dell’Impero ottomano (dopo la rivoluzione dei Giovani Turchi del 1908), con il tempo il suo nome è caduto nell’oblio.

Dal 2009 la sua immagine è raffigurata sul retro della banconota da 50 lire turche. A Istanbul una biblioteca porta il suo nome e ad Ankara le è stata intitolata una strada.

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Fonti: Le notizie biografiche su Fatma Aliye Topuz sono tratte da:

https://de.wikipedia.org/wiki/Fatma_Aliye_Topuz, https://en.wikipedia.org/wiki/Han%C4%B1mlara_Mahsus_Gazete  

https://bonndoc.ulb.uni-bonn.de/xmlui/bitstream/handle/20.500.11811/1461/bup_os_4.pdf?sequence=1&isAllowed=y 

https://silo.tips/download/frauen-und-bersetzung-von-der-unsichtbarkeit-zum-aktionismus-christine-dkc 

https://archiv.zmo.de/publikationen/Studien_online/zmo_studien30_mende_2013_digital.pdf 

https://de.wikibrief.org/wiki/Olga_Lebedeva

e da me tradotte in italiano.

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