Una rete di incontri: i brividi del traduttore
Se al penultimo appuntamento di Una rete di incontri ci siamo salutatə sognando la spiaggia o ormai arresə all’idea di passare l’estate davanti al pc, in quest’ultimo incontro abbiamo tirato fuori i maglioni e, sorseggiando una tazza di tè e abbiamo finito per raccontarci le nostre paure più profonde, in ambito lavorativo, si intende.
Prima, però, occorre definire che cos’è Una rete di incontri: un appuntamento a cadenza bimestrale in cui si abbattono le distanze, e non ha importanza dove si abita o a che punto della propria carriera ci si trova: siamo tuttə ugualə, tuttə sullo stesso piano e liberə di dire ciò che si pensa, senza il timore di esser presə in giro o umiliatə, ma sicurə che ci saranno orecchie pronte ad ascoltare e spalle pronte a supportare.
Così, forti di questa convinzione, abbiamo deciso di metterci a nudo e presentarci attraverso ciò che più ci spaventa e ci fa tremare le gambe del mestiere di traduttore.
E se le ambizioni sono tutte diverse, le paure finiscono per esser tutte simili: il timore di non sentirsi adeguatə, la preoccupazione che le proposte inviate vengano rifiutate, l’angoscia di non riuscire a emergere o di non arrivare a fine mese,il terrore che i clienti non paghino o non rispettino i tempi previsti.
Tra tutte le paure, però, ne è svettata una che è stato possibile dirci soltanto a bassa voce, come a ricordarci che si tratta sicuramente di un dubbio sciocco e non di un qualcosa da prendere realmente in considerazione: “Non è che dovrei lasciar perdere la traduzione e dedicarmi ad altro?”. È uno di quei quesiti che balenano nelle nostre menti, ma che è troppo difficile da esternare in pubblico per paura di mostrarci vulnerabili, inaffidabili, incapaci nel nostro lavoro. Eppure, è un pensiero che assale tuttə noi nei momenti di sconforto, e la libertà di poterne parlare senza filtri ci ha fatto tirare un sospiro di sollievo, come a dire “ma allora non sono l’unicə”. Come si dice “mal comune mezzo gaudio” e così è stato.
Ci siamo conosciutə, rincuoratə e, seppur ammettendo le difficoltà del nostro mestiere, continueremo a seguire le nostre passioni con la consapevolezza che, se ne avremo bisogno, ci sarà sempre qualcuno a sostenerci.
Ed è a questo che serve Una rete di incontri: a ricordarci che La bottega dei traduttori è una rete invisibile (e non solo) che ci tiene tuttə unitə.