Una rete di incontri – Traduzione collaborativa: perché two is megl che one!
Con l’arrivo dell’autunno siamo ormai tutti entrati a pieno regime nelle nostre attività, e anche noi della Bottega siamo ripartite in quarta coi consueti appuntamenti targati Una rete di incontri.
Scegliere il tema stavolta non è stato facile. Cercavamo qualcosa d’impatto, che potesse spingerci a creare qualcosa di bello insieme. E allora perché non parlare proprio di questa voglia di creare bellezza condividendo le proprie passioni?
È così che nasce Traduzione collaborativa: perché two is megl che one!, un titolo dal suono non particolarmente professionale, ma un incontro pieno di spunti interessanti. Andiamo a scoprire meglio di cosa si tratta.
Per “traduzione collaborativa” intendiamo tutte quelle traduzioni che avvengono grazie alla cooperazione di almeno due traduttori, che possono o dividersi il testo in parti uguali, oppure scegliere di tradurre la stessa porzione di testo per poi confrontarsi sulle diverse scelte traduttive effettuate. E dopo l’immancabile chicca di Valeria sull’origine della traduzione collaborativa, siamo passate a discutere delle nostre esperienze personali.
A rompere il ghiaccio sono stati Selenia e Francesco, che ci hanno raccontato della loro collaborazione. A seguito del Laboratorio di traduzione dal portoghese proposto dalla Bottega, i due soci hanno tradotto a quattro mani La foresta addormentata, presente nella raccolta Le isole sconosciute di Raul Brandão, uscito nel 2022 per Tuga Edizioni. Lavorando insieme, Selenia e Francesco si sono trovati sulla stessa lunghezza d’onda, sempre d’accordo sulle scelte traduttive da prendere e sempre pronti ad accettare l’uno i suggerimenti dell’altra. E il prodotto finale ha sicuramente beneficiato di questa armonia.
Per il resto, molte di noi hanno già avuto l’occasione di cimentarsi in una traduzione collaborativa. Abbiamo ricordato gli anni dell’università, in cui ci è capitato di prendere parte a progetti che prevedevano la collaborazione con uno o più colleghi al fine di produrre un’unica traduzione e che ci hanno portato anche a stringere amicizie che tuttora coltiviamo. La stessa Bottega dei traduttori ci ha fornito un valido stimolo per tradurre a quattro mani: in occasione del Laboratorio di traduzione editoriale dall’inglese, tenuto da Sara Bilotti lo scorso inverno, abbiamo potuto tradurre dei racconti che sono stati successivamente revisionati da un collega con cui è stato possibile discutere degli ostacoli incontrati lungo il cammino traduttivo e trovarvi una soluzione insieme.
La traduzione collaborativa non si ferma però al campo della formazione, e ci siamo chieste in quali occasioni sarebbe utile tradurre a quattro mani. Sicuramente, la traduzione collaborativa viene richiesta quando i tempi sono molto brevi; pensiamo, ad esempio, alla traduzione di saghe o di best seller che devono entrare nel mercato il prima possibile. Avere un collega con cui confrontarsi risulta poi particolarmente utile in campi come la traduzione per il marketing o la localizzazione, dove spesso occorre adottare una soluzione fuori dagli schemi. Non dimentichiamo, tra l’altro, i casi in cui ci si ritrova con l’acqua alla gola per le scarse tempistiche, e dove soltanto il contributo di un collega – previo accordo con la casa editrice – può salvarci.
Per quanto riguarda gli strumenti usati per collaborare, in cima alla vetta c’è sicuramente il nostro amato Google Drive, che ci permette di lasciare commenti che verranno poi letti secondo i propri orari di lavoro, e magari a qualche fuso orario di distanza. Ma come procedere? Sicuramente, tradurre la stessa porzione di testo per poi discuterne insieme richiede un lavoro più minuzioso, il che significa maggiore attenzione ai dettagli, ma anche tempistiche ben più lunghe rispetto alla semplice spartizione del testo in parti uguali. Così, anche per quanto riguarda il metodo da adottare, come sempre in traduzione non c’è una scelta giusta e una sbagliata: dipende dal contesto nel quale si sta lavorando.
Ma è davvero tutto così rose e fiori? A quanto pare, sì. Chi ha già provato, sostiene che lavorare assieme a un collega mantenga il morale più alto e riduca la quantità di tempo e di energie impiegati nella ricerca della parola giusta o della frase più scorrevole. Collaborare risulta poi particolarmente utile in fase di scouting, quando la sensazione di venir sopraffatti dall’incertezza e dalla mole di testi da scandagliare ci porta spesso a tirare i remi in barca prima di ottenere il risultato sperato. In casi come questi, una battuta del collega, o semplicemente il voler tener fede a un impegno preso, possono essere di vitale importanza per la buona riuscita del progetto.
Non dimentichiamoci però che, oltre a percepire meno lo stress, tradurre assieme a un collega significa anche realizzare una traduzione migliore, più pensata. E in questo caso risulta particolarmente utile collaborare con un traduttore più esperto di noi, dal quale assorbire il metodo e le conoscenze.
Per concludere, smentiamo il luogo comune secondo cui il traduttore è una persona solitaria; durante il nostro incontro la voglia di condividere un progetto con un collega era tangibile. Per stavolta ci salutiamo, con la speranza che Una rete di incontri possa aver fornito lo stimolo per dar vita a nuove collaborazioni tra i nostri soci.
Sara, Selenia, Rosaria, Valeria